Quelli che piantano, soffrono con le tempeste

Canberra: centro di ricerca dell'SGRD - Emil & Zara

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Order&Chaos

    Group
    sussurratori
    Posts
    10,049
    Reputation
    +138
    Location
    La Torre Nera

    Status
    Anonymes!
    Zara Walker

    19 anni
    Sensate
    Studentessa

    L
    a berlina nera era ferma da dieci minuti accanto al marciapiede, ma Zara non accennava a scendere. Fissava la punta dei suoi stivali in silenzio, lo sguardo assorto e i lunghi capelli rossi che le ricadevano accanto al viso, in una cascata dritta, precisa, come se fossero stati incollati con l'attack in quella posizione. "Signorina, non abbiamo tutto il giorno: il suo appuntamento è adesso e io tra quindici minuti devo essere dall'altro lato della città per portare sua madre ad una conferenza." Silenzio. Zara non si mosse né disse nulla. Alfred, l'autista di famiglia, si girò a guardarla, posando un braccio sullo schienale del posto del guidatore, guardandola con fare apprensivo. Non conosceva la storia della ragazza, non tutta almeno, ma aveva imparato a conoscere il suo carattere e sapeva benissimo quanto la ragazza odiasse quelle continue visite al centro dell'SGRD. Lui non aveva idea di cosa accadesse là detro ma qualcosa gli diceva che i peggiori film di fantascienza non erano niente al confronto e gli faceva impressione immaginare che Zara potesse essere cresciuta tra le pareti di quella struttura. Sapeva che, se non si fosse sbrigata, avrebbe dovuto trascinarla giù di peso per non far intervenire gli uomini della sicurezza della struttura, ma sapeva anche che se avesse fatto ulteriori pressioni alla ragazza, Zara sarebbe entrata nel panico. Avrebbe iniziato a urlare, a scalciare e a dimenarsi. Del resto, odiava quel posto: per lei sapeva di morte ed era pieno di ricordi orribili. L'infanzia di Zara non era stata tale, non poteva nemmeno essere definita infanzia visto che la aveva trascorsa tra le mura di quel centro, sottoposta ad esami e test quotidiani, senza sosta. Tra quelle mura, Zara aveva perso sua sorella Thalia e, con lei, una parte di sé stessa. Il loro legame si era stabilito alla nascita: erano nate connesse mentalmente e lo erano sempre state. Zara riteneva che lo fossero ancora, poichè spesso sentiva la presenza di Thalia sul fondo della sua mente. Era come se una parte di Thalia fosse sopravvissuta in Zara mentre una parte di lei era morta con la gemella, proprio in virtù di quella condivisione assoluta che le caratterizzava. I ricercatori dell'SGRD le avevano considerate come un miracolo, una manna dal cielo, anche perchè i genitori, pur essendo individui influenti nonchè finanziatori del centro di ricerca, non avevano mai posto dei veti, non avevano mai chiesto agli scienziati di trattenersi per il bene delle bambine. Anzi, avevano lasciato correre anche i più efferrati crimini commessi ai danni delle gemelle. E Zara questo non lo aveva mai perdonato ai suoi familiari: era piccola all'epoca, faceva fatica a capire ciò che succedeva, ma crescendo aveva compreso tutto. Ogni anno che passava, si allontanava sempre più dai suoi familiari, chiudendosi in sé stessa. Thalia era l'unica che la capiva, l'unica con cui era riuscita ad instaurare un rapporto umano, sano; ma Thalia non c'era più. Era morta e con lei era morta la quotidianità e la normalità della sua vita. Quando era stata lasciata libera, quando era tornata al mondo civilizzato, si era trovata spiazzata e anche in quel momento non si sentiva tranquilla, non si sentiva a suo agio. Probabilmente non si sarebbe mai sentita a casa in nessun luogo.

    "Adesso scendo" sussurrò all'autista. Voce bassa, quasi impercettibile: se in quel momento fosse transitato un aereo sopra le loro testa, Alfred avrebbe potuto dubitare di averla udita. Vi era un abisso tra la voce di Zara quando parlava - sempre bassa, controllata, posata, quasi inudibile, probabilmente anche a causa del fatto che la ragazza non parlava quasi mai - e quando invece urlava. In quell'ultimo caso la sensate strillava in maniera acuta e penetrante, a tal punto che avrebbe potuto bucare i timpani di chi ascoltava. Ma Zara non urlava quasi mai: le capitava quando si svegliava di sorpassalto a causa degli incubi e in pochissime altre occasioni. Aveva urlato spesso, all'interno del centro dove quel giorno sarebbe andata a fare una visita di controllo. Vi era una ragione precisa per cui la sensate non voleva scendere dall'auto: temeva che gli scienziati del centro la rinchiudessero di nuovo. Era una paura ricorrente, ma quel giorno era molto più fondata che non in passato, perchè negli ultimi mesi avevainiziato a percepire qualcosa di strano. Sensazioni che aveva cercato di ignorare, ma che aveva riconosciuto con estrema facilità: i segnali di nuovi legami mentali. Il legame con la sua cerchia iniziava a farsi più intenso. Forse però, quel giorno sarebbe risultata ancora negativa ai test, se fosse stata attenta. Alla visita successiva però non sarebbe stata così fortunata. Eppure sapeva di non poter indugiare: se avesse esitato troppo, gli scienziati si sarebbero potuti insospettire. Così, sebbene riluttante, aprì la portiera dell'auto e, dopo aver salutato Alfred con un cenno della mano, scese in strada, imboccando il vialetto che portava alle grandi porte della struttura che per anni era stata la sua casa.

    Il centro dell'SGRD sorgeva nella periferia di Canberra e si espandeva a vista d'occhio: era la base operativa più grande del mondo, la sede principale, quella più sicura e con i migliori dispositivi di sicurezza nonostante sorgesse in un continente dove la guerra non era arrivata. Per quello che ne sapeva la sensate, una volta entrati lì dentro non si usciva più vivi. Al massimo si poteva sperare nella libertà vigilata. Varcate le porte d'ingresso venne condotta da due guardie armate alla stanza per la sterilizzazione: sapevano che sarebbe arrivata a quell'ora, dunque avevano già predisposto ogni cosa. All'interno della stanza, Zara si lavò e cambiò i suoi abiti con anonimi vestiti da ospedale; poi si sedette sull'unica panca in legno presente all'interno della stanza e attese. Dopo un tempo che le parve interminabile una porta posizionata dal lato opposto rispetto a quella in cui era entrata lei, si aprì. Sulla soglia, ad attenderla, c'era un'altra guardia, che la avrebbe scortata dal medico - o dai medici: Zara non sapeva quanti e quali esami avrebbe effettuato quel giorno, né con quanti ricercatori - incaricato di seguirla quel giorno. E sarebbe rimasto a presenziare fino alla fine degli esperimenti, per assicurarsi che lei non fuggisse. La sensate conosceva le procedure a memoria, sapeva cosa doveva fare, come comportarsi per non dare nell'occhio, per sopravvivere a quella barbarie per poter poi uscire e tornare a casa. Le guardie cambiavano sempre, così che i pazienti non potessero sperre di instaurare un legame al fine di tentare di fuggire. Eppure, mentre si alzava dalla panca per raggiungere l'uomo, Zara non potè fare a meno di pensare che aveva un qualcosa di familiare. Era certa che, visto l'arto dell'uomo, che non si sarebbe potuta dimenticare di lui, ma era sicura di non averlo mai visto prima. Eppure quella sensazione permaneva. Flebile ma persistente, non era un buon segno.
     
    .
0 replies since 25/8/2017, 22:54   123 views
  Share  
.
Top