Paris est comme l'océan: une grotte inconnue

Parigi | 3 anni nel passato | Elodie & Roland

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    Order&Chaos

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    Roland Moreau Deschain

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    iù di una folle idea stava attraversando la mente di Roland, ancora seduto in terra all'interno della doccia, sotto lo scrosciare dell'acqua: cosa sarebbe successo se avesse domandato ad Elodie di seguirlo? E se avesse deciso lui stesso di restare? La prima ipotesi gli sembrava la più difficile da realizzare, poichè non vi era niente che egli potesse offrire alla ragazza oltre oceano al di fuori di morte, distruzone e infelicità. Roland sapeva bene quanto fossero esigenti i Moreau e, di conseguenza, Elodie sarebbe stata posta sotto una lente d'ingrandimento sin dal primo istante. Analizzata, giudicata e probabilmente mai approvata. Roland era destinato a prendere in mano gli affari di famiglia alla morte di Gustave e, di conseguenza, egli avrebbe dovuto fare di sé stesso un ottimo affare. Doveva tenersi libero per poter concludere un matrimonio vantaggioso, che agevolasse i Moreau nei loro affari e, di conseguenza, la sua famiglia non avrebbe mai approvato il suo legame con la figlia del Presidente di Francia, nonostante i natali di lei. Sì, perchè sradicandola da Parigi, Roland avrebbe finito col compromettere gli affari dei Moreau nel continente europeo. E dopo quello che era successo quella notte, dopo il legame che la sua anima aveva instaurato con quella di lei, come avrebbe potuto essere così egoista da domandarle di seguirlo, rinunciando alla sua vita e a tutto ciò che aveva per qualcosa di così incerto? Non poteva, era una richiesta troppo grande. Anche perchè cosa sarebbe successo se, una volta nel Maine, Elodie si fosse resa conto di aver preso una decisione sbagliata, avventata, dettata da un colpo di testa giovanile? Roland non poteva dare per scontato che lei sentisse con lui quel medesimo legame che aveva fatto vibrare la sua anima, così come non poteva essere sicuro che esso sarebbe durato nel tempo. No, non dubitava di ciò che sentiva in quel momento, ma gli appariva così intenso, così devastante che faticava ancora a realizzarlo, a credere che fosse reale: non si sarebbe stupito se si fosse risvegliato in quella stessa suite, rendendosi conto che era stato tutto un sogno, frutto della sua immaginazione. Ma possedeva davvero un'immaginazione così fervida? Era realmente capace di creare con la sola forza del pensiero un'emozione così devastante? Avrebbe potuto immaginare lei, quello sì, ma non ciò che Elodie gli faceva provare, non quel legame unico, assoluto e viscerale. Per la prima volta egli si sentiva completo, come se tutto ciò che aveva sempre cercato dentro di sé fosse improvvisamente apparso davanti a lui. La figlia di Francia aveva letto la sua anima ed era stata in grado di accettarla riuscendo a vedere oltre ogni maschera e ogni artificio che l'ibrido aveva costruito attorno a sé per proteggersi dal mondo. Non vi era crimine o nefaddezza comessa da Roland in grado di oscurare il suo spirito agli occhi di lei, poichè nulla conosceva dei fatti. No, Elodie aveva visto l'acqua cristallina che si nasconde sotto il fango, la vera e autentica essenza di un uomo dilaniato da dubbi e incertezze.

    Cosa sarebbe successo se quell'uomo avesse deciso di fermarsi a Parigi, anzichè tornare e Portland? Sarebbe riuscito a tornare sulla retta via, concentrandosi su ciò che Elodie aveva visto, rinnegando il suo passato per costruire un nuovo futuro? Non poteva saperlo e, in ogni caso, non avrebbe mai imposto la sua presenza alla ragazza, non aveva il diritto di obbligarla a sopportarlo negli anni a venire. Perchè se fosse rimasto lì, Roland lo avrebbe fatto solo per lei. Ma Elodie avrebbe voluto accanto un uomo che non poteva darle nulla? Se fosse rimasto, i Moreau lo avrebbero disconosciuto e l'ibrido si sarebbe ritrovato nullatenente, straniero in terra straniera; pur di poter restare egli avrebbe esercitato qualunque professione, anche la più infima e meno rinomata. Era disposto a fare la gavetta e a ricominciare da capo, ma come poteva gravare sulle spalle di lei fino al giorno del riscatto sociale? Non se lo sarebbe mai perdonato. Anche perchè non era detto che ella desiderasse quel risvolto nella sua vita. Roland conosceva l'anima di Elodie, ma non la sua vita: poteva provare ad immaginarla, ma non conosceva i fatti concreti. E se ella avesse avuto già accanto qualcuno? Egli non lo credeva possibile, ma non riusciva a darlo per scontato. Sapeva quanto il fascino di uno straniero che declama poesie potesse attirare l'attenzione, di come il mistero e l'ignoto fossero luci in grado di abbagliare le falene, dunque poteva realmente dirsi certo che... oh qual blasfemia, qual sofferenza! La sola idea faceva scorrere nuove lacrime fuori dai suoi occhi! No, non poteva essere: nessuno sarebbe stato in grado di fingere in un simile contesto. Del resto, chi avrebbe potuto imitare un tale legame? Esso possedeva una forza intrinseca talmente potente che l'ibrido riteneva fosse impossibile mentire al riguardo. Ma anche con quella certezza, egli non avrebbe mai avuto la forza di imporsi. Vuoi perchè temeva le conseguenze - ci sarebbero state rappresaglie, lo sapeva: i Moreau non lo avrebbero lasciato andare tanto facilmente - vuoi perchè non desiderava soffocare Elodie, Roland non sarebbe mai rimasto di sua sponte. Ma se una volta tornato in camera ella gli avesse domandato di restare, lui avrebbe acconsentito, senza esitazione alcuna, lo sapeva sin troppo bene.

    Per questa ragione, egli era combattuto: da un lato sperava di vederla ancora lì, per poterla salutare un ultima volta, mentre dall'altra, egli sperava che si fosse già allontanata dalla suite per tornare alla sua vita, poichè in tal modo il distacco sarebbe stato più semplice, meno brutale e Roland avrebbe potuto fingere di non averla mai incontrata, di aver sognato il loro incontro... o, quantomeno, non avrebbe corso il rischio di raggiungere il punto di non ritorno, domandandole di restare. Ma quando egli aprì la porta del bagno, Elodie era ancorà lì, in piedi; Roland non fece in tempo ad allontanarsi dalla porta, poichè lei lo aveva già raggiunto. Stringerla in un abbraccio fu un gesto naturale, così come lo fu ricambiare quel bacio che sapeva di addio. Avrebbe voluto impedirle di sfuggire alle sue braccia per tenerla con sé per sempre: gli sarebbe bastato serrare la presa per impedirle di andar via, ma non ebbe la forza di farlo. Morire in quattro parole, questo fu, per lui, udire quel saluto di commiato da parte della ragazza: la vide fuggir via, senza poter fare nulla. "E...lodie." Un nome che si perse nel vento, non detto, mentre il braccio destro dell'ibrido si tense, spasmodico, in avanti, quasi a voler afferrare la mano di colei che non era già più lì, fuggita oltre l'uscio dove non poteva scorgere la disperazione che stravolgeva il viso dell'ibrido. Perchè ora che lei era lontana da lui, Roland infine realizzò tutto e il vuoto si concretizzò in un istante.. S'increspò il viso dell'ibrido, costretto a mordersi il labbro inferiore con violenza per non lasciarsi sfuggire un singhiozzo e per ricacciare indietro le lacrime. Con forza la sua mano sinistra afferrò lo schienale di una poltroncina posta poco lontano, mentre la mano destra scattva ad afferrare la sommità del collo del naso, pericolosamente vicino agli occhi. Non pianse, Roland, si impose di non farlo: non poteva farlo, non con la consapevolezza di aver avuto la possibilità di cambiare le cose e di non aver agito. Non aveva alcun diritto di lamentarsi col senno di poi poichè gli sarebbe bastato parlare per avere Elodie ancora lì. Lasciarla andare era stata una sua scelta, una scelta sofferta ma giusta: lo aveva fatto per il bene di lei, doveva aggrapparsi a quella verità e andare avanti. Fu ripetendo quella frase nella sua mente che Roland finì di prepararsi per la partenza, riponendo con cura i suoi pochi averi rimasti nella stanza all'interno del bagaglio. Quando fu il momento di andare, egli si fermò sulla soglia ad osservare la suite: la sua mano aveva già abbassato la maniglia, aprendo la porta, ma il suo cuore lo aveva portato ad esitare: voleva ancora un istante per godere di quella vista, di quell'isola paradisiaca che, per qualche ora, aveva tenuto lui ed Elodie in un limbo fuori dallo spazio e dal tempo. La colazione ormai fredda sul tavolino, le tende tirate solo in parte, il letto sfatto, lì dove il sole ormai illuminava completamente il candore delle lenzuola. Fu allora che un bagliore catturò lo sguardo dell'ibrido, portandolo ad abbandonare la sua valigia sulla soglia, mentre tornava verso il letto. In parte nascosto tra le lenzuola, Roland trovò un orecchino, semplice quanto prezioso: l'oro risplendeva sotto la luce del sole. Doveva averlo perso Elodie quella mattina e nella fretta di lasciare la stanza, probabilmente non se ne era accorta. L'ibrido lo rigirò tra le dita per qualche istante, come se fosse stato un tesoro prezioso; poi, lo ripose nella tasca della giacca. Avrebbe potuto spedirlo all'Eliseo, lì dove sicuramente sarebbe arrivato senza intoppi ma, egoisticamente, egli voleva portare con sé quell'oggetto, poichè esso era la prova che non si era trattato di un sogno. Fu allora che le sue dita sfiorarono un pezzo di carta riposto nella tasca della sua giacca, quel biglietto che Elodie aveva lasciato a sua insaputa. Con delicatezza lo estrasse aprendolo sul materasso per poterlo leggere, illuminato dal sole; una lacrima, solitaria, rigò le sue guance, mentre le labbra si tendevano in un sorriso istintivo. Fu con una cura quasi eccessiva che Roland ripose il biglietto in tasca, chiudendone l'estremità con l'orecchino stesso. Poi, tornò alla porta e uscì, richiudendosela alle spalle senza voltarsi a guardare: se avesse esitato una seconda volta, non sarebbe più stato capace di andarsene.


    E qui chiudo <3 Anche questa volta grazie per la splendida role **
     
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30 replies since 20/11/2016, 23:56   736 views
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